IL COMUNE DI TRIESTE CERCA DI FORZARE L’URBANIZZAZIONE DEL PORTO FRANCO NORD

Sul porto internazionale di Trieste è in corso una tentata e colossale speculazione immobiliare che porterebbe all’urbanizzazione della sua parte settentrionale e dei suoi punti franchi. Ne abbiamo già parlato nell’articolo “Trieste: un porto internazionale sotto assedio italiano”. L’operazione complessiva, sostenuta a livello nazionale anche da parte di componenti dell’attuale esecutivo Monti, prevede che lo scalo triestino, in violazione del suo status di Porto Franco Internazionale assicurato dal Trattato di Pace del 1947 (Allegato VIII, art. 1 – punto 2), venga declassato a porto combustibili affiancando all’attuale terminale petrolifero (il principale del Mediterraneo), un terminale di rigassificazione proposto dalla spagnola Gas Natural e già autorizzato dal Ministero dell’Ambiente italiano.

La parte settentrionale del porto verrebbe assorbita dalla città entrandone a far parte e verrebbe sottoposta ad  un’urbanizzazione forzata al fine di creare una zona d’elite (una piccola Montecarlo Adriatica) e quindi esclusiva (cioè sottratta alla popolazione), mentre quella meridionale vivrebbe solo sul traffico di combustibili, non essendo possibile – per evidenti motivi di sicurezza – altre movimentazioni merci. Quel che rimarrebbe del porto di Trieste sarebbe di fatto blindato per permettere la stessa difficile convivenza tra il traffico delle petroliere e delle navi gasiere.

Ed è proprio in quest’ottica di sviluppo all’incontrario (cedere un Porto Franco Internazionale alla speculazione edilizia e alle lobbies dell’energia)  che si inserisce il tentato colpo di mano del Comune di Trieste con la recente adozione (avvenuta peraltro senza l’obbligatoria Valutazione Ambientale Strategica preventiva e quindi in violazione della normativa comunitaria) da parte della giunta comunale di uno strumento urbanistico (Piano del TrafficoPGTU) nel quale è stata inserita come viabilità di pertinenza del Comune quella interna al Porto Franco Nord – e quindi al di fuori delle competenze del Comune – nell’area interessata dalla maxi speculazione edilizia sostenuta dall’amministrazione comunale. L’approvazione del P.G.T.U. con l’utilizzo per la viabilità cittadina del Porto Franco Nord, darebbe poi il via libera nel successivo PRGC (Piano Regolatore Generale Comunale) per l’inserimento dell’area nella pianificazione urbanistica del Comune. Uno scenario certamente non confortante e che se si realizzasse segnerebbe il declino definitivo della città porto di Trieste.

L’aggressione in corso crea certamente molti problemi di diritto internazionale visto lo status vigente del Territorio Libero di Trieste in base al Trattato di Pace di Parigi del 1947, che è anche legge dello Stato Italiano.

La situazione è quindi stata portata all’attenzione della stessa Commissione Europea da Greenaction (procedimento CHAP2011-02184) visto che i comportamenti italiani stanno creando danno alla stessa Unione Europea di cui l’Italia è Paese membro e di cui otto Stati  sono pure tra i firmatari del Trattato di Pace del 1947, e quindi parte in causa ed essi stessi vincolati al rispetto dell’atto sottoscritto quali potenze vincitrici nei confronti dell’Italia.

Il Trattato di Pace con l’Italia è stato ratificato dai seguenti Paesi membri dell’Unione Europea: Francia (15 settembre 1947), Regno Unito (15 settembre 1947), Cecoslovacchia [attuali Repubbliche Ceca e Slovacca] (14 ottobre 1947), Grecia (28 ottobre 1947), Polonia (4 febbraio 1948), Belgio (4 settembre 1948), Paesi Bassi (7 febbraio 1949).