Il pressing dell’Italia per mettere KO il porto di Trieste procede senza soste.

Dopo l’approvazione nella legge finanziaria degli emendamenti presentati dal senatore (triestino) del PD Francesco Russo per far chiudere il Porto Franco Nord sdemanializzandolo e trasformandolo in zona urbana,  consentendo cosм l’avvio di una lucrosa speculazioni edilizia da almeno 1,5 miliardi di euro, rispunta ora il mai defunto progetto del terminale di rigassificazione della spagnola Gas Natural.

Il progetto del terminal gas da 8 miliardi di metri cubi di capacitа annua, nonostante la forte  opposizione della popolazione locale e della vicina Slovenia, e pur se indicato incompatibile con le altre attivitа portuali dalla stessa autoritа portuale, и stato tenuto in stato di ibernazione dal governo italiano a guida PD.

Il Ministero dell’Ambiente dopo avere verificato le carenze del progetto, sia dal punto di vista ambientale che della sicurezza, aveva sospeso (18.04.2013) la procedura di V.I.A. dando alla societа proponente sei mesi di tempo per indicare un sito alternativo che non fosse il porto di Trieste.

Alla scadenza del termine (18.10.2013) ed in assenza delle integrazioni richieste il Ministero dell’Ambiente avrebbe dovuto chiudere la pratica revocando ogni autorizzazione al progetto. Ma il decreto di revoca non и mai stato firmato dal Ministro dell’Ambiente, lasciando quindi il progetto in vita.

Ed ora il rigassificatore potrebbe riemergere dal suo letargo per completare l’opera avviata dal Governo italiano a danno del porto di Trieste. Con la chiusura del Porto Franco Nord e la costruzione di un rigassificatore nel Porto Nuovo tutti i traffici commerciali pregiati verrebbero dirottati verso il porto di Venezia e negli altri scali adriatici italiani, escludendo Trieste e il porto sloveno di Koper-Capodistria dall’asse Baltico-Adriatico dell’Unione Europea.

La soluzione finale dell’Italia per Trieste.