LA POPOLAZIONE NON E’ STATA INFORMATA DEI PIANI DI EMERGENZA – INTERVENGANO LE NAZIONI UNITE

Il prossimo arrivo di un carico di rifiuti radioattivi che dovrebbero essere imbarcati il 5 novembre nel porto di Trieste pone molti interrogativi sia per le problematiche ambientali e di sicurezza derivanti dalla gestione di un carico così pericoloso, sia per gli aspetti di diritto internazionale visto il particolare status giuridico di Trieste.

Per quanto riguarda la sicurezza, non si può che evidenziare la difficoltà a gestire il trasporto di materiale così pericoloso e l’impreparazione ad affrontare qualsiasi evento incidentale serio, visto che il piano di emergenza specifico che obbligatoriamente dovrebbe essere stato adottato non è stato reso pubblico essendo coperto dalla massima segretezza. Come dire… se dovesse capitare qualcosa di serio i cittadini dovrebbero arrangiarsi non avendo ricevuto alcuna informazione preventiva per gestire questo tipo di particolare emergenza radiologica.

L’idea stessa di fare transitare un convoglio così ad alto rischio in mezzo alla città (per imbarcarsi nel porto, punto indicato Molo VII, è necessario attraversare Trieste)  è quanto di peggio si sarebbe potuto pensare. A tale proposito sarebbe assolutamente necessario che la Prefettura di Trieste chiarisse pubblicamente se nel Piano di Emergenza Esterno (PEE) è stato considerato il rischio di un’attentato al convoglio. Il PEE dovrebbe inoltre riguardare anche il trasporto delle barre di uranio via nave e le misure adottate per garantire la sicurezza della navigazione nel piccolo e trafficato Golfo di Trieste.

Per quanto riguarda gli aspetti della legalità, quanto sta accadendo è semplicemente la conferma di una politica italiana in netta contrapposizione al diritto internazionale vigente. Il trattato di pace del 1947 stabilisce infatti la smilitarizzazione e la neutralità di Trieste e del suo Porto Franco internazionale, dove eventuali attività militari devono ricevere preventiva autorizzazione.

Attività militari che comprendono – come in questo caso – il trasporto di materiale strategico  di grande pericolosità, e senza la necessaria autorizzazione delle Nazioni Unite e dei garanti del Trattato di pace.

Trieste continua quindi ad essere utilizzata come terra di conquista dallo Stato italiano.  L’unico Porto Franco internazionale al mondo è stato così ridotto a porto nucleare e scalo di rifiuti e combustibili, perdendo tutti i suoi traffici pregiati commerciali dirottati verso gli altri scali italiani.

 

Aggiornamento: CODICE ACP 104 NATO