Nell’iter relativo alla richiesta di rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale sono oggetto di valutazione le emissioni in atmosfera, gli scarichi idrici ed i rifiuti.

L’iter in argomento pare non possa essere concluso se non su richiesta di chi subentrerà alla Lucchini spa.

Da notizie di stampa infatti emerge che il dott. Nardi ha predisposto un bando di gara per la vendita degli impianti.

Vediamo pertanto le singole problematiche.

EMISSIONI IN ATMOSFERA

Con  nota del 26.06.07 l’ASS n. 1 Triestina ha scritto che “si ritiene che la componente delle PM 10 attribuibile alla Lucchini rappresenti la principale fonte di inquinamento nella zona limitrofa allo stabilimento e che possa rappresentare rischi per la salute umana e l’ambiente nel suo complesso. Preoccupante appare anche l’inquinamento da benzene rilevato presso la centralina di via Pitacco e di via San Lorenzo in Selva … tale dato … risulta estremamente allarmante …”.

Sempre l’ASS con nota del 10.10.07: “considerata la grave situazione d’inquinamento si ribadisce la necessità di adottare idonei provvedimenti, atti a ridurre le emissioni di PM10 e IPA, a salvaguardia della salute pubblica”.

Dalla nota del 09.08.10 dell’ASS si viene a conoscenza che “Per il benzene sono stati evidenziati numerosi picchi di esposizione che hanno superato anche di 10 volte il valore limite medio annuale indicato dalla normativa vigente e rilevati dalle centraline posizionate in zona prettamente residenziale (via Pitacco e via Svevo). Elevati valori orari e di media giornaliera per quanto attiene il benzene, ma anche le PM10, l’ARPA ha dichiarato “tale collocazione temporanea è stata individuata in ragione della sua efficacia nel registrare le emissioni, prevalentemente diffuse, causate dalla conduzione e dall’eventuale malfunzionamento dei singoli impianti, afferenti all’attività produttiva dello stabilimento”; un tanto conferma che tale inquinamento deriva dall’attività dello Stabilimento Lucchini SpA di Trieste; ulteriore conferma deriva anche dall’evidente gradiente di inquinamento, in funzione inversa della distanza delle centraline di rilevamento rispetto al sito industriale. … La presenza di un’esposizione a più inquinanti, anche se alcuni sono a valori prossimi ai limiti di legge, rappresenta un fattore cumulativo di rischio portando ad un’aggressione all’organismo da parte di più sostanze che possono contribuire sinergicamente con effetti a lungo termine, soprattutto di natura neoplastica. In letteratura è ben documentato un effetto moltiplicativo per quanto riguarda gli effetti a lungo termine tra agenti irritanti e cancerogeni. Si ricorda peraltro come buona parte delle sostanze cancerogene in questione venga veicolata dal particolato”.

In data 10.05.11 l’ASS descrive il superamento dei limiti relativi al benzene ed agli IPA nel seguente modo:

“… si ritiene doveroso segnalare come i dati degli inquinanti ambientali rilevati dalle centraline poste nel quartiere di Servola evidenzino numerosi e continui superamenti dei limiti di norma per il benzene e per le PM10. In particolare per il benzene la centralina del mezzo mobile ha rilevato valori elevati, con punte orarie talvolta pari anche a 10 volte il limite medio annuale consentito … L’andamento negativo delle PM10 e del benzene registrato dal mezzo mobile potrebbe essere in collegamento con la conduzione o il malfunzionamento dei singoli impianti dello stabilimento della Lucchini S.p.A. … Le considerazioni sui rischi per la salute umana e per l’ambiente conseguenti ad inquinanti quali benzene, polveri e IPA sono stati più volte portati alla Vs attenzione. L’esposizione a più inquinanti rappresenta un fattore cumulativo di rischio portando ad un’aggressione all’organismo da parte di sostanze che possono contribuire sinergicamente con effetti a lungo termine. In letteratura è ben documentato un effetto moltiplicativo per quanto riguarda gli effetti a lungo termine tra agenti irritanti e cancerogeni. Si ricorda peraltro come buona parte delle sostanze cancerogene in questione venga veicolata dal particolato. A questa Azienda, giungono inoltre numerose segnalazioni da parte di cittadini che paventano conseguenze per la salute determinate dall’inquinamento. Sulla base di quanto esposto si invitano le SS.VV. a voler valutare l’adozione di ogni azione utile a salvaguardia della salute pubblica”.

Con nota del 13.05.11 l’ASS ha messo in evidenza che “il 7 aprile si è raggiunto un picco di 121 ug/m3 in via Carpineto, di 62.14 ug/m3 in via Pitacco e di 71.89 ug/m3 in via Svevo, il 9 aprile il picco è stato di 106.21 ug/m3 in via Carpineto, di 112.88 ug/m3 in via Pitacco e di 83.72 ug/m3 in via Svevo … Le considerazioni sui rischi per la salute umana e per l’ambiente conseguenti ad inquinanti quali benzene, polveri e IPA sono stati più volte portati alla Vs attenzione. L’esposizione a più inquinanti rappresenta un fattore cumulativo di rischio portando ad un’aggressione all’organismo da parte di sostanze che possono contribuire sinergicamente con effetti a lungo termine. … A questa Azienda, giungono inoltre numerose segnalazioni da parte di cittadini che paventano conseguenze per la salute determinate dall’inquinamento …”.

La Provincia di Trieste in data 05.07.11 ha evidenziato che al 30.06.11, a fronte del limite di legge di 35 sforamenti su base annua, si erano già riscontrati 47 superamenti segnalati della centralina di San Lorenzo in Selva posta nelle vicinanze dello stabilimento.

In data 25.10.11 l’ARPA FVG trasmette alla Provincia di Trieste il documento “Qualità dell’aria della Città di Trieste – Anno 2010” nel quale si legge: “… La stazione R.F.I. – San Lorenzo in Selva non è stata presa in considerazione nelle procedure adottate per la zonizzazione del territorio regionale (PRMQA, 2010) … Tuttavia, nell’Allegato III alla Decisione 97/101/CE, modificato dalla Dec 2001/752/CE, si afferma che “tutti i dati trasmessi si considerano validi. Spetta agli stati membri garantire che vengano predisposte procedure di garanzie della qualità” … Per quanto riguarda l’area urbana posta in prossimità della zona industriale, si evidenzia la criticità dell’abitato adiacente allo stabilimento siderurgico. A tal proposito è necessario sottolineare che le condizioni di calma di vento o brezze leggere di direzione variabile (condizioni queste molto frequenti nell’area interessata) sono risultate le condizioni favorenti affinchè nelle aree residenziali più prossime ai confini di proprietà della Servola si creino le condizioni anche di pesante inquinamento, in particolare relativamente al parametro Benzo(a)Pirene. … Tali valori elevati, molto significativi per quanto attiene in particolare il potenziale rischio sanitario associato all’esposizione al Benzo(a)Pirene, sono sicuramente determinati dalla concomitante vicinanza dello stabilimento siderurgico Lucchini S.p.A. … Per quanto riguarda il raggiungimento/mantenimento dei valori di riferimento di qualità dell’aria dell’ambiente urbano triestino ed in particolare nelle zone dell’abitato di Servola prossime allo stabilimento siderurgico, risulta evidente che il peso specifico delle emissioni derivanti dalla Lucchini S.p.A., è altamente significativo, in particolare per quanto attiene il raggiungimento/mantenimento dei valori di qualità del Benzo(a)Pirene ma anche degli ossidi di azoto e delle polveri sottili. In particolare, per il Benzo(a)Pirene non possono essere trascurati i ripetuti ed importanti superamenti di valori puntuali di concentrazione che si sono registrati nella zona interessata”.

Nella recente sentenza n. 402 del 2013 il TAR FVG ha affermato che , riguardo ai dati ricavati dalla centralina che rileva l’inquinamento dell’impianto siderurgico in argomento, di per sé un rilevamento dei dati non può costituire un atto lesivo, anche perché nessuna norma vieta a un ente pubblico di monitorare alcuni parametri dell’atmosfera se non altro per l’applicazione del principio di precauzione che a livello europeo costituisce ormai un parametro imprescindibile in materia di tutela della salute e che la centralina in parola risulta funzionale alla misurazione del parametro benzopirene decisivo per valutare l’operato dello stabilimento industriale.

Nella successiva sentenza n. 403 del 2013 il medesimo TAR FVG precisa che non vi sono poi dubbi che il superamento del limite relativo alle PM10 si sia verificato nel corso dell’anno 2011 per più di 35 volte, ponendosi in tal modo in contrasto col decreto legislativo n. 155 del 2010, e in particolare con l’allegato 11. Il TAR precisa inoltre che lo sfondamento dei parametri di concentrazione previsti riguardava numerose abitazioni dell’abitato di Servola anche diverse da quelle collocate in prossimità alla centralina.

Nel documento “Qualità dell’aria della Città di Trieste – Anno 2012” (pag. 61) si precisa che ancora una  volta non sono stati considerati i dati relativi alla stazione “San Lorenzo in Selva”. Tutto ciò, nonostante, la necessità di monitorare l’inquinamento atmosferico per l’applicazione del principio di precauzione che a livello europeo costituisce ormai un parametro imprescindibile in materia di tutela della salute come rilevato dal TAR FVG. Successivamente (pag. 64), si legge della “Criticità dell’area urbana in prossimita della zona industriale Per quanto riguarda l’area urbana posta in prossimità della zona industriale, si evidenzia la criticità dell’abitato adiacente allo stabilimento siderurgico di Servola. A tal proposito è necessario sottolineare che le condizioni di calma di vento o brezze leggere di direzione variabile (condizioni queste molto frequenti nell’area esaminata) sono risultate le condizioni favorenti affinché nelle aree residenziali più prossime ai confini di detto stabilimento si creassero condizioni anche di pesante inquinamento, in particolare relativamente al parametro benzo(a)pirene. … Tali valori elevati sono sicuramente determinati dalla concomitante vicinanza dello stabilimento siderurgico e da condizioni meteorologiche che, in situazioni di sotto-vento o calma di vento, veicolano sostanze inquinanti dallo stabilimento all’adiacente area abitativa anziché favorirne la loro adeguata diluizione determinando situazioni di sovra esposizione cumulativa”.

Agli Atti Parlamentari del 17.09.13 in merito ad un’interrogazione del deputato del Movimento 5 Stelle Prodani si legge che “secondo lo studio del CIGRA nella zona di Servola preoccupano i valori di benzo(a)pirene, in media pari a 21 ng/m3 (con picco a 90 ng/m3), a fronte del limite di 1 ng/m3 imposto  dalla direttiva 2004/107/CE su alcune sostanze chimiche. Anche le concentrazioni di PM10 sono sistematicamente superiori al limite di 50 ug/m3, stabilito dalla 2008/50/CE, e anche il PM2,5 supera i valori limite”.

Precedentemente, sempre agli Atti Parlamentari del 19.07.13 in merito ad un’interrogazione del deputato del Movimento 5 Stelle Prodani si legge che “nel 2012 sono stati pubblicati i risultati del progetto SENTIERI (Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento), finanziato dal Ministero della salute per l’analisi della mortalità delle popolazioni residenti vicino a grandi centri industriali attivi o dismessi e aree di smaltimento di rifiuti industriali e pericolosi. Queste zone presentano un quadro di contaminazione ambientale e di rischio sanitario tale da essere state riconosciute come (SIN); … le conclusioni relative al SIN di Trieste sono allarmanti: a differenza di Taranto, sono stati osservati più casi di decesso, quasi il doppio, sia per gli uomini (12.907 contro 7.585) che per le donne (13.573 contro 7.104) nell’analisi delle patologie riscontrate e monitorate; il SIN di Trieste è costituito dal solo comune della città , con una popolazione di 211.184 abitanti, di poco inferiore a quello di Taranto costituito da due Comuni con una popolazione di 216.618 abitanti”.

In data 03.12.13 il quotidiano locale di Trieste ha pubblicato un articolo intitolato: “Ferriera, 83 morti per tumore in 13 anni” dove si leggono le seguenti parole: “Uccisi dalle polveri e uccisi dall’amianto. Sono 83 gli operai della Ferriera morti a causa di tumori dal 2000 in poi. L’inchiesta del pm Matteo Tripani è parallela e sincrona a quella del procuratore Federico Frezza in cui è stato evidenziato il nesso causale tra l’esposizione al benzene e agli idrocarburi e l’insurgenza di neoplasie. E in cui sono emersi – nero su bianco – dati eloquenti e drammatici proprio tra  l’esposizione a benzene e idrocarburi cui è stato soggetto chi ha prestato servizio nello stabilimento di Servola anche per meno di un anno. Ma qui i numeri della morte vanno oltre. … E poi i dati tecnici: ”.

Si mette ora in evidenza la norma contenuta nella Direttiva 2008/50/CE che all’art. 25 (Inquinamento atmosferico transfrontaliero) recita: “1. Se le soglie di allarme, i valori limite o i valori-obiettivo più il margine di tolleranza del caso o gli obiettivi a lungo termine sono superati a causa del trasporto transfrontaliero di quantitativi significativi di inquinanti o loro precursori, gli Stati membri interessati cooperano e, se opportuno, formulano iniziative congiunte, quali la preparazione di piani comuni o coordinati per la qualità dell’aria a norma dell’articolo 23, al fine di eliminare il superamento, ricorrendo a provvedimenti adeguati ma proporzionati.

2. La Commissione è invitata a partecipare e ad assistere a tutte le iniziative di cooperazione di cui al paragrafo 1. …

4. Allorchè si verifichino superamenti della soglia di informazione o della soglia di allarme in  zone o agglomerati in prossimità dei confini nazionali, le autorità competenti degli Stati membri limitrofi interessati devono essere informate quanto prima. Dette informazioni sono rese disponibili anche al pubblico. …”.

SCARICHI IDRICI

Riguardo agli scarichi idrici si segnala che la Commissione Europea ha in corso un procedimento di infrazione comunitaria contro l’Italia riguardo al trattamento delle acque reflue presso il depuratore di Servola.

In considerazione di ciò si ritiene che non possa essere rilasciata l’Auitorizzazione Integrata Ambientale fino alla conclusione di detta procedura e della relativa costruzione del nuovo depuratore dal costo di decine di milioni di euro, presso il quale poi convogliare gli scarichi dell’impianto siderurgico in argomento.

GESTIONE DEI RIFIUTI

Il 31.07.09 la Procura  della Repubblica ha disposto “il dissequestro tout court dei cumuli in sequestro, come descritti nei provvedimenti dd. 15 maggio ’08 e dd. 21 maggio ’08, ovviamente a condizione che avvenga nel rispetto della normativa vigente, con invito a comunicare ad ARPA l’esito delle analisi che verranno effettuate a fine di smaltimenti, nonché a chi verranno affidati i rifiuti”. In tale provvedimento è previsto venga informata la Provincia di Trieste.

Da una relazione della Provincia di Trieste del 20.08.09 si viene a conoscenza che l’“ARPA segnala la presenza di due depositi di rifiuti nelle due aree (A1=30.000 mq e A2=5.700 mq) per complessivi 150.000-160.000 mc. … Il CTU ipotizza la violazione delle condizioni del deposito temporaneo (art. 183 DLGS 152/2006): nelle quantità descritte i rifiuti avrebbero dovuto essere smaltiti ogni 3 mesi se non pericolosi, altrimenti ogni due. Invece sono rinvenuti rifiuti che potrebbero essere giacenti dai tempi della chiusura dell’acciaieria (2002). Inoltre è stata violata la condizione di raggruppamento per tipi omogenei, in quanto essi sono stati miscelati …”.

Nella successiva nota del 06.12.11 la Provincia di Trieste precisa che “Alla scrivente Provincia non risulta che tali masse siano state avviate a regolare smaltimento e  recupero”.

Ancora in data 14.08.12 la Regione FVG scrive che “… il Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente – Nucleo Operativo Ecologico di Udine ha comunicato “l’accetamento di uno  stato di inquinamento ambientale in atto localizzato nel Comune di Trieste alla via Di Servola nr. 1 presso lo stabilimento industriale SERVOLA S.p.a., in particolare presso l’area dell’ex acciaieria sono stati rinvenuti rifiuti classificati pericolosi dall’ARPA FVG Dipartimento di Trieste, così come da missiva prot.llo 1961-p del 15.06.2012, … illecitamente smaltiti all’interno delle fosse di colata e poi tombati” … Atteso che, ai sensi dell’articolo 29 decies, comma 9 del decreto legislativo  152/2006, in caso di inosservanza delle prescrizioni autorizzatorie, l’autorità competente procede secondo la gravità delle infrazioni: a) alla diffida, assegnando un termine entro il quale devono essere eliminate le irregolarità;

b) alla diffida e contestuale sospensione dell’attività autorizzata per un tempo determinato, ove si manifestino situazioni di pericolo per l’ambiente;

c) alla revoca dell’autorizzazione integrata ambientale e alla chiusura dell’impianto, in caso di mancato adeguamento alle prescrizioni imposte con la diffida e  in caso di reiterate violazioni che determinano situazioni di pericolo e di danno pere l’ambiente …”.

Ancora in data 28.08.12 la Provincia di Trieste scrive: “Come a costoro è noto, la locale Capitaneria di Porto ha accertato nella prima metà di agosto una situazione di grave inquinamento del mare in prossimità dei parchi di carbon fossile dello stabilimento Lucchini di Servola. Con numerose segnalazioni già inoltratevi (da ultimo si leggano i verbali delle riunioni del tavolo tecnico ambiente gestito da questa Provincia) si è evidenziato la assoluta mancanza di presidi ambientali idonei a scongiurare che la presenza di tale materiale in prossimità del mare provochi contaminazione dello stesso e/o della falda e dei terreni sottostanti. … L’episodio mostra inequivocabilmente che la prescrizione contenuta nel DEC AIA 201/2008, Allegato C – acqua par.  5) comma a) e b) ad oggi non è stata ottemperata: Lucchini non ha provveduto all’intercettazione e trattamento delle acque che dilavano le superfici di propria competenza, siano esse derivanti da eventi meteorici o da processo. … A nostro parere queste due omissioni hanno  concorso nel generare lo sversamento in mare di sostanze disciolte e solide, che invece non era ammesso in senza degli impianti di captazione ed abbattimento prescritti nell’Autorizzazione Integrata. Il protrarsi dell’inerzia dell’Azienda ha quindi verosimilmente determinato un evento che oltre che intenso e con evidenti effetti di alterazione dell’ambiente (schiume, materiali sospesi e galleggianti, intorbidimenti, ecc.) ha avuto una durata significativa … articolo 217 del regio decreto 27 luglio 1934, n. 1265 … Sulla scorta di tale previsione ed alla luce della conclamata situazione di pericolo di inquinamento per  l’ambiente si chiede di conoscere quali provvedimenti abbiate preso in applicazione di detto articolo. …”.

In data 03.09.12 la Regione FVG scrive: “… Vista la nota prot. n. 23719 del 03 agosto 2012 con la quale la Capitaneria di Porto di Trieste ha comunicato di aver effettuato in data 02/08/2012 attività ispettiva presso la banchina-parco fossili a seguito dell’inquinamento da polverino di carbone/minerale, accorso a seguito del dilavamento della banchina ex servola antistante il parco fossili e della fuoriuscita di materiale inquinante dallo scarico S2 nello specchio acqueo antistante la banchina del parco fossili …”.

In data 28.08.12 il quotidiano locale di Trieste Il Piccolo ha pubblicato un articolo intitolato: “Sentenza definitiva, la Ferriera va demolita” nel quale si leggono le seguenti parole: “La definitiva condanna a morte della Ferriera di Servola è stata alla fine emessa ieri contestualmente da Regione, Comune e Provincia … L’assessore regionale a Programmazione e ambiente Sandra Savino è stata efficacemente sintetica: <

Sullo stesso quotidiano locale in data 24.10.12 è stato pubblicato un ulteriore articolo intitolato: “Poropat: Ferriera, impossibile riattivarla”, anche il sottotitolo è chiaro: “Per la presidente della Provincia morte certa dell’azienda …”, tra le righe si legge: “… io non credo che piani di riattivazione dell’attività possano dare qualche speranza immediata: bisogna essere pragmatici, le bonifiche sappiamo quali tempi lunghi hanno … io non credo che la Ferriera sia immediatamente riutilizzabile …”.

Il 03.06.11 l’Autorità Portuale ha rilasciato la concessione demaniale provvisoria alla Servola SpA con scadenza al 31.12.13, che successivamente pare sia stata prorogata con scadenza al 30.04.14, ed alla pag. 3 sono riportate le condizioni da osservarsi da parte della medesima Servola SpA.

La condizione numero 3 precisa che: “Il concessionario si obbliga di adempiere a tutte le prescrizioni in materia ambientale imposte dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, sull’area dello stabilimento inserita nel Sito di Interesse Nazionale …”.

Nelle CdS relative al Sito Inquinato di Interesse Nazionale di Trieste dell’11.12.12, circa l’area in argomento, è stato evidenziato l’inquinamento di suoli, acque sotterranee e sedimenti marini impartendo precise e vincolanti prescrizioni.
ACCORDO DI PROGRAMMA PER LA FERRIERA DI SERVOLA DEL 30.01.14

In tale data a Roma è stato sottoscritto il ben noto accordo di programma tra vari Ministeri ed Enti locali. Non ha invece sottoscritto tale accordo la Presidente dell’Autorità Portuale di Trieste dott.ssa Marina Monassi che ha provveduto soltanto successivamente ed a seguito delle necessarie assicurazioni da parte del proprio Ministero anche circa l’applicazione del principio comunitario del “chi inquina paga” per le ingentissime spese da sostenere per la bonifica e per lo smaltimento dei cumuli di rifiuti presenti sulle aree di cui sopra.

Da fonti giornalistiche si parla di centinaia di milioni di euro da addebitare a carico dei responsabili.

Da siti Internet si riportano le seguenti notizie.

“La presidente dell’Autorità Portuale di Trieste (Apt), Marina Monassi, non ha firmato l’Accordo di Programma sulla crisi industriale complessa di Trieste, che comprende il sito della Ferriera di Servola. Prima di firmare, l’Authority vuole che siano chiariti alcuni punti che ritiene cruciali per il Porto. Oggi, il Comitato Portuale ha dato mandato alla Monassi di approfondire anche con i ministeri firmatari dell’Accordo i seguenti punti.

Primo, l’aspetto della competenza dell’Apt nella quantificazione e riscossione dei canoni demaniali marittimi, nonché sugli ulteriori aspetti del procedimento concessorio. Secondo, l’aspetto della responsabilità dell’inquinamento, che toglie la responsabilità alla Servola Spa per presunta impossibilità di risalire con certezza al responsabile, mentre la successione nel titolo concessorio – assentito senza soluzione di continuità fino dal 1962 – individua con certezza il soggetto obbligato alla rimessa in pristino delle aree demaniali marittime.

Terzo, la questione relativa all’esclusione dall’Accordo della rimozione dei cumuli localizzati sul promontorio nord dell’area demaniale della Ferriera di Servola. Situazione che potrebbe portare, rileva il Comitato Portuale, all’indisponibilità delle aree di cantiere per la realizzazione della Piattaforma Logistica ovvero ad un accollo straordinario di oneri in capo all’Apt per lo smaltimento del cumulo, stimato in non meno di 10 milioni di euro. Quarto, l’aspetto, a completamento delle problematiche ambientali, degli oneri di bonifica dei sedimenti marini antistanti la banchina dello stabilimento di Servola, come determinati dalle Conferenze di Servizi del Ministero dell’Ambiente di dicembre 2012 e di aprile 2013”.

Da altro sito Internet:

“Ma di quali chiarimenti necessita il Comitato stesso? Sono, da sintesi fatta nel pomeriggio via comunicato dagli uffici di via von Bruck, sostanzialmente quattro. Uno: sia ribadita formalmente, a scanso di interpretazioni sui limiti dei poteri commissariali della governatrice Debora Serracchiani, la competenza dell’Authority su «quantificazione e riscossione dei canoni demaniali marittimi» e sul «procedimento concessorio» che dovrebbe sancire tra le altre cose il passaggio da Lucchini ad Arvedi, considerato che oggi l’Authority incassa un milione e mezzo l’anno da Lucchini. Due: sia inequivocabile che l’Autorità portuale non paga alcuna vecchia colpa «dell’inquinamento che, da quanto si evince dall’Accordo, di fatto toglie la responsabilità alla Servola Spa per presunta impossibilità di risalire con certezza al responsabile, mentre la successione nel titolo concessorio assentito senza soluzione di continuità fino dal 1962 (epoca Italsider, ndr) individua con certezza il soggetto obbligato alla rimessa in pristino delle aree demaniali marittime», cioè sempre Lucchini. Tre: sia scritto che è sempre il privato a dover smaltire, oltre ai primi settemila di cui si sta già occupando Lucchini, i 111mila metri cubi di cumuli «localizzati sul promontorio Nord dell’area demaniale della Ferriera di Servola. Tale situazione potrebbe portare all’indisponibilità delle aree di cantiere per la realizzazione della Piattaforma logistica ovvero ad un accollo straordinario in capo all’Apt stimato in non meno di 10 milioni di euro». «E noi non li abbiamo», aveva messo, a voce, le mani avanti Monassi in mattinata. Quattro: gli ulteriori oneri di bonifica a mare, immaginati «tra i tre e i dieci milioni», seguano l’iter «come determinati dalle Conferenze dei servizi del Ministero dell’Ambiente di dicembre 2012 e aprile 2013»”.

Ed ancora da sito Internet:

“A questo punto, a meno di colpi di scena, sempre possibili, per carità, per la firma di Monassi sull’Accordo dovremmo essere in dirittura. La postilla di garanzia, in fondo, dal punto di vista della Torre del Loyd, comunque c’è stata: «L’Accordo – lamentava lunedì l’Authority in un comunicato prima del vertice di giovedì e della nota conseguente – di fatto toglie la responsabilità alla Servola Spa per presunta impossibilità di risalire con certezza al responsabile, mentre la successione nel titolo concessorio assentito senza soluzione di continuità fino dal 1962 (epoca Italsider, ndr) individua con certezza il soggetto obbligato alla rimessa in pristino delle aree demaniali marittime». Sta così per concludersi la partita tra i soggetti pubblici, dato che l’Accordo di programma lo firmano le amministrazioni pubbliche (più Invitalia, che è una Spa dello Stato). Quella tra pubblico e privato è un’altra storia”.
PROPOSTE ALTERNATIVE DELL’AUTORITÀ PORTUALE DI TRIESTE PER L’AREA DELLA FERRIERA DI SERVOLA

Nel sito Internet de Il Piccolo si legge il seguente articolo: “Ferriera, presentato un piano alternativo: taglia fuori Arvedi” che rende bene l’idea circa le intenzioni dell’Autorità Portuale di Trieste, pienamente condivisibili. A Trieste infatti i cittadini infatti non vogliono più saperne delle ferriera di Servola e del suo inquinamento.

“Recuperare l’area della Ferriera di Servola con impianti di industria leggera e una banchina a servizio del Porto. Costo dell’operazione: 206 milioni di euro per un’ipotesi e 155 milioni di euro per un’altra soluzione.

L’Autorità portuale di Trieste ha affidato ad Alpe Adria (la società di logistica che si occupa di movimentare i treni da e per lo scalo triestino) uno studio di fattibilità per risolvere la questione dello stabilimento siderurgico con l’eliminazione dello stesso e una bonifica che prevede copertura dei terreni inquinati e protezione a mare. Appare evidente che è un progetto che si contrappone al piano Arvedi di rilancio dell’impianto siderurgico …

In sintesi, si dice nelle premesse, «si valutano alcuni scenari volti a coniugare la vocazione industriale con quella portuale, vista la crescente domanda di aree portuali specializzate nel contesto del Nord Adriatico, con l’opportunità di una sinergia tra attività produttive e logistica». Lo studio, quindi, prende in considerazione sia i 34 ettari di pertinenza demaniale sul mare che i 23 ettari di proprietà della Servola spa …

Nel primo caso la spesa da sostenere per demolire gli impianti esistenti, mettere in sicurezza l’area e realizzare le strutture necessarie (compreso un parco ferroviario) si attesterebbe sui 156 milioni di euro, nel secondo caso (la soluzione mista) si arriverebbe a circa 206 milioni di euro. Ottimistiche anche le stime per quanto riguarda l’occupazione: per la soluzione mista si ipotizzano 279 posti lavoro diretti già al primo anno, per arrivare a 789 una volta a regime. Per la soluzione meno dispendiosa i posti di lavoro sarebbero 296 al primo anno e 747 a regime. Una volta realizzati gli impianti e fatte funzionare le attività, se si calcola anche l’indotto i posti di lavoro salirebbero in totale a 1647 nell’ipotesi che prevede una spesa di 206 milioni di euro e si fermerebbero a 1375 con il solo terminal container. Tanto per fare un paragone, oggi il Molo VII fa lavorare circa 700 persone, compreso l’indotto.

Va da sé che, prima di iniziare a costruire qualsivoglia struttura, sarebbe necessario demolire l’esistente e poi mettere in sicurezza l’area …

Non mancano, nello studio di Alpe Adria (società partecipata da Autorità portuale, Trenitalia e Friulia, la finanziaria regionale) le strutture a “compensazione ambientale”: un parco fotovoltaico che potrebbe raggiungere gli 80mila metri quadrati e un parco a verde pubblico di circa 25mila metri quadrati”.

Oltre a ciò va messo in evidenza che l’Autorità Portuale di Trieste potrà individuare un nuovo concessionario per le aree demaniali diverso da “Arvedi” stabilendo pure un uso alternativo rispetto alla ferriera di Servola.

CONCLUSIONI

Tutto ciò premesso risulta evidente che a seguito della vendita dello stabilimento siderurgico, considerata la successione nel titolo concessorio assentito senza soluzione di continuità fin dal 1962, il nuovo acquirente, ammesso che ci siano delle domande in tal senso, si caricherà di tutte le ingentissime spese di bonifica di suoli acque sotterranee e sedimenti marini, di quelle relative al trasporto in discarica autorizzata di tutti i cumuli di rifiuti presenti nell’area, di quelle relative all’eliminazione dell’inquinamento atmosferico, tutto ciò anche al fine di evitare una condanna dell’Italia davanti alla Corte di Giustizia Europea.