Trieste, 30 settembre 2012
Sabato 29 settembre 2012 si è svolta la “marcia di sfondamento” sul Porto Franco Nord di Trieste organizzata dal Comune di Trieste.
L’iniziativa, fortemente sostenuta dagli organi di informazione locali, ad esclusione del giornale (indipendente) “La Voce di Trieste” (vedi qui articolo della Voce di Trieste sull’evento), che hanno anche falsificato propagandisticamente lo scarso numero dei partecipanti aumentandolo sino a “migliaia persone”, aveva lo scopo di appoggiare la tentata urbanizzazione speculativa edilizia privata illegittima dell’intera area portuale (70 ettari) situata nella parte settentrionale del porto, area sottoposta (con l’intero scalo Adriatico) ai vincoli e privilegi di Porto Franca internazionale dal Trattato di Pace di Parigi del 1947.
L’intervento “urbanistico” puramente speculativo si prefigge di “cambiare la destinazione d’uso” dell’unico porto internazionale europeo – e come tale al di fuori del territorio della Repubblica Italiana – per trasformarlo in un centro residenziale di lusso.
Il progetto avrebbe un valore di circa 1,5 miliardi di Euro, e benché sia anche economicamente impropronibile, è sostenuto in prima linea dal Sindaco di Trieste Roberto Cosolini, dai parlamentari italiani Ettore Rosato, Roberto Antonione, Tamara Blazina, Roberto Menia, e dall’eurodeputata Debora Serracchiani (candidata del centrosinistra alla presidenza della Regione).
La manifestazione del 29 settembre, a cui nonostante la notevole propaganda mediatica hanno preso parte poche centinaia di persone, è un ulteriore e preoccupante segnale da non sottovalutare. L’Italia tenta di dismettere il Porto Franco di Trieste e minaccia di declassarlo ad area urbana, ma farlo significherebbe violare il Trattato di Pace del 1947.
Importante quindi la reazione degli stessi cittadini di Trieste che con il Movimento Trieste Libera hanno in tempi rapidi organizzato una contro manifestazione a difesa della legalità internazionale, erigendo un “muro” umano all’ingresso del Porto Franco Nord. Un “muro” che il partito trasversale della speculazione edilizia non è riuscito a sfondare.
Sulla delicatissima situazione creatasi sul Porto Franco Internazionale di Trieste è ora stato chiesto l’intervento al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Greenaction Transnational, associandosi all’azione avviata a tutela dei diritti e della legalità internazionale reiteratamente violati a Trieste dalle autorità italiane, evidenzia inoltre la drammatica situazione di inquinamento del Porto Franco Internazionale e del Territorio Libero di Trieste ed annuncia la prossima presentazione di uno specifico dossier al Consiglio di Sicurezza ONU.