Trieste, 8 novembre 2012

Si è svolto questa mattina il carico dei rifiuti radioattivi italiani nel porto di Trieste. L’operazione è stata portata a termine con l’imbarco sul cargo danese SEA BIRD delle scorie arrivate con un convoglio stradale dal Piemonte. La SEA BIRD aveva fatto scalo durante la notte nel porto sloveno di Koper-Capodistria dove aveva già caricato un’altra imprecisata quantità di rifiuti radioattivi provenienti in parte dall’Austria.

ITALIA E SLOVENIA NEGANO ALLA POPOLAZIONE LE OBBLIGATORIE MISURE DI SICUREZZA PREVENTIVE

L’intera operazione, iniziata alle due della mattina e completata entro le 10, è stata coperta dalla massima segretezza, tanto che né le autorità slovene, né quelle italiane hanno ritenuto necessario comunicare alla popolazione interessata le misure di sicurezza da adottare in caso di incidente o attentato al carico di materiale radioattivo.

Misure di sicurezza che peraltro sono alla base dell’obbligatorio piano di emergenza esterno che avrebbe dovuto essere comunicato alle amministrazioni pubbliche locali per la predisposizione del materiale informativo da distribuire alla popolazione. Un piano di emergenza esterno che in questo caso doveva essere redatto congiuntamente da Italia e Slovenia date le caratteristiche transfrontaliere dell’operazione.

Da rimarcare inoltre che il porto di Trieste, utilizzato dall’Italia per questo tipo di attività “scomode” è uno scalo internazionale regolato dall’Allegato VIII del Trattato di Pace che vieta espressamente all’Italia – e a qualsiasi Stato –  di prendere il controllo su di esso. Il Porto Franco Internazionale di Trieste è un ente di Stato del Territorio Libero, e come tale ovviamente al di fuori della sovranità dello Stato Italiano.