LA VUOLE REALIZZARE IL COMUNE DI TRIESTE PER VENIRE INCONTRO ALLE ESIGENZE DEI COSTRUTTORI

Trieste, 14 agosto 2012

Le recenti affermazioni degli assessori Elena Marchigiani (Pianificazione Territoriale) e Andrea Dapretto (Lavori Pubblici) sulla volontà dell’amministrazione comunale di Trieste di dare il via libera in tempi brevi alla realizzazione di una grande discarica per inerti nell’ex Cava Faccanoni sul Carso triestino sgomberano il campo dagli equivoci. Secondo i due assessori tecnici (entrambi architetti, Dapretto già presidente dell’ordine professionale) quello che era stato presentato come un progetto di recupero ambientale per sanare una ferita aperta sul costone Carsico che sovrasta la città di Trieste è semplicemente la copertura per “un’enorme discarica pronta all’uso e assolutamente necessaria”. Una discarica che deve soddisfare le esigenze dei costruttori triestini e che con una capacità stimata di almeno 2 milioni e 225 mila tonnellate, garantirà per almeno un decennio (con un apporto di 900 tonnellate al giorno) le richieste delle imprese.

Giù la maschera quindi e rapido avvio dei lavori per la predisposizione di questa mega discarica che stranamente non ha visto finora l’opposizione di nessuna forza politica, o quasi. Ad oggi, dopo il nostro precedente intervento (“Una discarica sul Carso per i rigassificatori nel Golfo di Trieste?”) nessuno sembrerebbe avere chiesto lumi alla Giunta “tecnica” del Comune di Trieste che sta procedendo in violazione della legislazione vigente.

Il progetto della discarica infatti, per essere autorizzato dovrebbe essere sottoposto alla obbligatoria procedura di V.I.A. come previsto dalle norme comunitarie. E la sua realizzabilità svanirebbe molto rapidamente. Il terreno è infatti idrogeologicamente instabile, con pendenze vertiginose e sovrasta strade e centro abitato. Una follia pensare di sostituire la solida roccia escavata dalle pareti della cava con materiali inerti di dubbia provenienza ed in ogni caso rifiuti. Come testimonia il primo intervento già fatto nella Cava con il conferimento di una massa di almeno 500.000 metri cubi di materiali di scavo (rifiuti) incontrollati, e che ora, se si volesse completare il riempimento dovrebbero essere verificati.

Ma siccome la Giunta “tecnica” del Comune di Trieste non trova alcuna opposizione in consiglio comunale, tutto va avanti come se nulla fosse. Evidentemente quando si hanno gli assessori “competenti” ogni problema è risolto. Almeno così la deve pensare il sindaco di Trieste Cosolini che ha provveduto a nominare le persone giuste al posto giusto. Due architetti in rappresentanza delle esigenze dei costruttori nel settore urbanistico, un avvocato ex presidente dell’ordine al bilancio, un fervente sostenitore della speculazione edilizia nel porto commerciale di Trieste all’innovazione tecnologica, un cancelliere del Tribunale alle politiche sociali.

Così è stato garantito il controllo del Comune da parte delle caste del potere: magistratura, avvocati, costruttori. Basti pensare, a completamento di questa opera di autotutela, che a presiedere la commissione comunale per le nomine negli enti pubblici è stato pure messo l’ex presidente del Tribunale di Trieste.

Insomma, almeno a livello locale l’attuale amministrazione comunale di sinistra si è assicurata una sostanziale immunità che le consente di muoversi disinvoltamente al di fuori e al di sopra della legge. Il caso della tentata speculazione immobiliare nel Porto Franco Nord di Trieste ne è un esempio illuminante.

Ma che su quanto sta accadendo nessuno, ma proprio nessuno dei politici che siedono in Comune, in Provincia, in Regione, abbia il coraggio di prendere chiaramente posizione chiedendo il rispetto della legalità, è davvero preoccupante.

Una vera cappa di omertà avvolge l’ex città asburgica. Una cappa di omertà dietro la quale continuano a svolgersi indisturbati gli affari sporchi di un sistema di potere massomafioso.