Trieste 24 ottobre 2010

Accade anche questo a Trieste. Dove la legalità assume spesso l’aspetto di quel potere autoreferenziale fatto di massima attenzione all’ordine pubblico (inteso come repressione delle categorie sociali deboli) e violazione sistematica delle leggi a favore delle caste del potere. Un tipo di legalità questo che genera quindi una normale repulsione. Un malgoverno istituzionalizzato che ha annichilito il senso civico dei cittadini. Ormai ridotti a spettatori indifferenti dell’abuso dei loro diritti. E quando la gente si rassegna a vivere con la testa china, difficilmente trova la forza e la dignità per rialzarla.

Non deve sorprendere quindi che in un simile ambiente il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza indagato per l’acquisto illegittimo di un terreno dal Comune da lui amministrato, si permetta di citare per danni l’unico organo di informazione che ha avuto il coraggio di avviare una doverosa campagna stampa chiedendo al primo cittadino di chiarire la sua posizione o di dare le dimissioni.

È pacifico infatti che un amministratore pubblico non possa, per legge, usare il suo potere a fini privati. E qui la speculazione a danno dell’interesse pubblico c’è tutta. Dipiazza ha fatto mettere in vendita un terreno comunale acquistandolo per 33.050 euro e lo ha accorpato a tre suoi fondi di proprietà confinanti che poi ha rivenduto per 370.000 euro ad una società  che ha come procuratore un assessore della sua Giunta (Giorgio Rossi). Si tratta di una clamorosa violazione del codice civile (art. 1471) che rende di fatto nullo il contratto e che ha portato all’avvio di un’inchiesta penale su denuncia presentata dall’associazione ambientalista Greenaction Transnational. Ma ora il sindaco chiede i danni. Duecentomila euro al settimanale Il Tuono che ha avuto il torto di aprire una breccia nel “muro di omertà” dietro al quale si nascondono gli affari sporchi di Trieste. Il cittadino non deve sapere. Il cittadino non deve pensare. Il cittadino deve solo scodinzolare plaudente attorno ai potenti padroni: i politici malversatori.

E la cosiddetta società civile che dice? Nulla. In un anno un silenzio assordante che sa tanto di connivenza. Mafiosa. Dopo la campagna stampa avviata dal Tuono un solo partito, l’Italia dei Valori, chiede le dimissioni del sindaco. E un cittadino trova addirittura il coraggio di presentare una diffida al Consiglio Comunale che ha coperto l’illecito del sindaco-padrone. Un solo cittadino su oltre 200.000. Per il resto un deserto. Un deserto di paura. Dispersi i sindacati. Disperse le associazioni non governative (per i diritti civili, ambientaliste, ecc.). Dispersi tutti. A nessuno interessa la cosa pubblica. Non è forse anche questo un modo per spianare la strada alle mafie?