TRIESTE, BLOCCATO UN CORAGGIOSO GIORNALE INDIPENDENTE
È sempre più difficile in Italia e a Trieste fare informazione libera. La vicenda del settimanale triestino Il Tuono ne è un caso emblematico. Avviato nel maggio del 2010 il giornale in soli sette mesi di attività si è conquistato una meritata fama di “indipendente” a difesa degli interessi della collettività. Inchieste pesanti a far luce dove tutti gli altri media preferivano non intervenire. Inchieste contro i poteri forti, quelli che agiscono a danno dei cittadini. Una linea editoriale rigorosa dettata da un direttore “vero giornalista” al servizio della gente. Una redazione giovane, fatta di ragazzi entusiasti del giornalismo di inchiesta alla base di questo organo di informazione. Il cui motto “dire la verità, non avere paura, proteggere i più deboli” ben ne rappresenta lo spirito. Un giornale scomodo quindi. Da bloccare prima che potesse produrre danni al sistema di potere. E così è stato fatto.
Pubblichiamo di seguito la lettera aperta che il direttore della testata Paolo G. Parovel ha inviato ai collaboratori per comunicare la cessazione dell’attività come deciso dall’editore. Da parte nostra non possiamo che assicurare il massimo appoggio affinché la libera informazione possa continuare la sua attività.
Lettera aperta del direttore responsabile ai collaboratori de “Il Tuono”
Stamane, 7 gennaio, al mio arrivo in redazione l’editore Daniele Pertot mi ha impedito di completare e mandare in tipografia il numero 32 del giornale, affermando di aver già disposto egli ieri la cessazione delle pubblicazioni ed avvisato i redattori di venirsi a prendere le loro cose.
Di un tanto non aveva avvisato me, mandandomi invece via mail una lettera di fine rapporto con la quale, in particolare, si schiera col sindaco Dipiazza affermando che avrei ecceduto nel contestargli le note vicende. In precedenza l’editore aveva anche manifestato l’intenzione di intraprendere una carriera politica utilizzando anche il giornale, cosa cui io mi sono opposto in ragione delle mie funzioni e della linea editoriale apartitica originariamente concordata.
L’intera prassi adottata dall’editore, come numerosi suoi atti ed interventi precedenti, mi risultano illegittimi sotto più profili, poiché violano buona parte delle norme generali e specifiche sulla stampa e sui rapporti tra editori e giornalisti. A nulla sono valsi i miei richiami alla legge: in sostanza si tratta di un atto di mera forza senza voler sentire ragioni, che favorisce di fatto il malaffare politico contro cui ci siamo battuti ed intendevamo continuare a batterci secondo il programma politico-editoriale.
L’editore ne dovrà rispondere nelle sedi civili, penali e sindacali opportune, sia nei confronti miei che dei redattori e collaboratori.
Oltre alla perdita dei posti di lavoro vengono così traditi clamorosamente il nostro impegno per la città e la fiducia che la città ci ha dato. E questo con tutte le importanti campagne d’indagine in corso sul porto, il malaffare edilizio ed urbanistico, l’assistenza, la sanità e quant’altro, per non dire del ruolo culturale del giornale.
Io posso garantire a tutti che nessuno di noi – redattori, collaboratori, direttore – ha mai tradito quest’impegno, nel quale abbiamo profuso tutte le forze e l’ingegno constatabili dalla semplice lettura del giornale.
Lo sconcerto, la tristezza e l’indignazione per l’accaduto sono tali da non poter venire in questo momento nemmeno espressi.
Ma non bisogna perdersi d’animo: siamo e rimaniamo una redazione capace e motivata, collaboratori inclusi, benché ora privi dell’editore. Lui se ne vada per la sua strada, con tutte le responsabilità anzitutto morali del suo gesto.
Noi verificheremo immediatamente le possibilità di uscire nuovamente con formule indipendenti che siano al sicuro da manovre ed incidenti del genere, e ve ne daremo notizie appena possibile. Teniamo duro, e restiamo solidali.
Grazie per tutto quanto avete fatto sinora con tanta laboriosità e competenza, facendo assieme un giornale nuovo, libero e bellissimo, che Trieste non ha mai avuto prima.
Un abbraccio, ed a risentirci tra breve.
Paolo G. Parovel