BONIFICHE QUASI IMPOSSIBILI, COSTI ELEVATISSIMI, RISCHI SANZIONI U.E.

La decisione del Ministero dell’Ambiente sulla eliminazione del S.I.N. di Trieste rappresenta un ulteriore e grave problema scaricato, grazie anche all’inconsistenza  dell’azione delle amministrazioni pubbliche locali, su Trieste e sul suo territorio.

Il Governo di Roma prende le distanze lasciando la gestione della gravissima emergenza ambientale alle stesse amministrazioni pubbliche che ne sono tra i responsabili. In pratica un disastro già annunciato.

Il tutto per l’evidente impossibilità di trovare operativamente i finanziamenti necessari alle caratterizzazioni ed alle successive bonifiche. Bonifiche i cui costi stimati potrebbero schizzare alle stelle una volta che le analisi dei terreni e delle acque di falda confermassero il pesante livello di inquinamento e la sua estensione.

Costi che per il solo S.I.N. di Trieste supererebbero ampiamente il miliardo di Euro. Soldi che né la Regione Friuli Venezia Giulia (bloccata anche sull’altro S.I.N. regionale, quello delle lagune di Grado e di Marano), né i Comuni coinvolti (Trieste, Muggia, Dolina), potranno mai mettere a disposizione, a meno di non imporre tassazioni pesantissime ai cittadini.

Perché la “soluzione” trovata è alla fine questa. Scaricare ogni responsabilità sulle amministrazioni locali accusandole di avere inquinato l’ambiente marino e terrestre, in modo da rendere impossibile qualsiasi effettiva bonifica.

Ma così facendo, e togliendo lo scudo del S.I.N., la situazione potrebbe diventare rapidamente insostenibile anche per le stesse imprese ora illuse che questa sia l’unica via d’uscita indolore. L’appellarsi al principio comunitario del “chi inquina paga” significa infatti anche rispettare le normative comunitarie che sono alla base di questo principio.

La dismissione del S.I.N. senza che il problema dell’inquinamento sia stato risolto (nemmeno abbozzato a dir la verità) determinerebbe infatti che l’intera area prima perimetrata e considerata quindi sotto controllo in regime di sicurezza, tornerebbe “free”. In pratica un’unica enorme discarica abusiva per la quale le normative comunitarie prevedono l’obbligo immediato di bonifica.

Non può inoltre sfuggire che la soppressione del SIN di Trieste porterà un indubbio vantaggio alla società spagnola Gas Natural, la quale si è già vista autorizzare dallo stesso Ministero dell’Ambiente il progetto del proprio terminal di rigassificazione ubicato proprio nell’area inquinata del porto di Trieste. Per la sola bonifica del sito in cui dovrebbe sorgere il rigassificatore erano previsti almeno 50 milioni di Euro.