Le alture di Montedoro separano i Comuni di Muggia e di San Dorligo della Valle – Dolina. Si tratta di verdi e ridenti colline che digradano dal confine con la Slovenia al mare. E che separano due tra le aree più inquinate del Territorio Libero di Trieste. A sud, alla base delle alture, la valle delle Noghere, la più grande delle discariche provinciali. Oltre 15 milioni di metri cubi di rifiuti scaricati in quella che era una delle più importanti oasi umide dell’Alto Adriatico, formatasi alla foce del Rio Ospo. A Nord delle alture la vallata di Zaule, altra discarica del sistema di illegalità che ha retto Trieste e il suo Territorio dal 1954.  Discariche di Stato adibite poi a zona industriale permettendovi l’insediamento di centinaia  di aziende. Tra le quali lo strategico e ammorbante terminale petrolifero transalpino che con i suoi giganteschi depositi è adagiato ai piedi del versante settentrionale dei colli di Montedoro.

Una sottile linea verde che interrompe la continuità di un disastro ambientale. Questo dovrebbero essere le ridenti, verdi colline tra Muggia e Dolina. O almeno così sembra. Perché nelle viscere di Montedoro si nasconde un’altra scomoda realtà, un’altra pesante ferita inferta a questa terra di conquista. Una rete sotterranea di depositi militari di combustibili che si estende per chilometri. Una ventina di cisterne, gallerie blindate, condutture interrate o mimetizzate in superficie. Almeno 30 milioni di litri di combustibili. Questa la capacità delle cisterne. Un deposito che ormai di strategico ha solo il pesante inquinamento causato al territorio. Infatti l’intero complesso sembrerebbe in disuso, ma nessuno ha provveduto a sanare i danni prodotti all’ambiente e alla gente di questa terra di confine ridotta a servitù militare e ricettacolo di rifiuti, oltre che a discarica degli affari sporchi” di una Nazione che non ha mai voluto fare i conti con la storia.

L’area è ormai classificata come agricola”, e ospita pure l’acquedotto comunale di Muggia che arditamente” con le sue condotte si addentra nelle colline della paura. Possibile che nessuno abbia pensato che quei terreni all’apparenza così tranquilli possano essere impregnati di idrocarburi? Eppure basterebbe attraversare questo lembo di terra per sentire le esalazioni di carburi… i vapori che continuano a fuoriuscire dalle prese d’aria o dai numerosi pozzetti che sbucano nel fitto della vegetazione… Ma anche dallo stesso terreno che ormai sembra un tutt’uno con il mostro” che vi si nasconde. E così nelle verdi, ridenti colline di questo estremo”piccolo Statoabbandonato al suo destino di degrado umano e ambientale tuttosembra destinato a rimanereimmutato. Per forza (delle mafie) e rassegnazione (dei cittadini).