UN PORTO FRANCO INTERNAZIONALE DELL’ONU SOTTO CONTROLLO NATO?

Il porto di Trieste oltre ad essere l’unico Porto Franco internazionale al mondo, si trova ad essere classificato come “porto nucleare”. Quest’ente di Stato dell’attuale Territorio Libero di Trieste, per la sua posizione strategica, è stato infatti inserito tra quelli in cui le navi militari a propulsione nucleare e con armi atomiche possono transitare e sostare (foto a lato: portaerei nucleare USA all’ancora nella rada di S. Bartolomeo). La NATO ha ricevuto questo mandato dai governi di Stati Uniti e Regno Unito, che l’ONU ha incaricato della difesa militare del TLT con il Trattato di Pace del 1947.

Ma l’Italia, le cui forze armate possono transitare in questo porto solo in quanto truppe NATO e che ha ha una lunga storia in fatto di ambiguità nelle sue alleanze, ha da tempo un progetto diverso per l’unico porto franco internazionale dell’Adriatico: rimuoverne i preziosi punti franchi (illegalmente) e ridurlo a porto di riserva da utilizzare per i traffici più scomodi e pericolosi. Da ricordare infatti che Trieste è anche il principale terminale petrolifero del Mediterraneo (strategicamente importante anche per la NATO) e che lo Stato Italiano vorrebbe completare le trasformazione di scalo combustibili con la realizzazione di due terminali di rigassificazione per dirottarne i traffici sui propri porti (in particolare quelli dell’Italia meridionale, i più controllati dalle mafie).

Ma è possibile, aldilà delle non marginali considerazioni di diritto internazionale (può un Paese che non ha la titolarità del territorio deciderne lo sviluppo?), far convivere attività a così alto rischio in un bacino così ristretto quale quello del Golfo di Trieste? Terminal petroli, terminal gas, centrali nucleari galleggianti, tutte in un arco limitato di una ventina di chilometri… Pura follia!

Dall’esame del P.E.E. (piano di emergenza esterno) del porto nucleare di Trieste emerge che le distanze di sicurezza per le navi militari in caso di incidente sarebbero:

5 km. per le unità di potenza 60 MW
10  km. per le unità di potenza fino a 130 MW
20  km. per le unità di potenza fino a 450 MW 

Ma guarda caso nei progetti dei due terminali di rigassificazione nel Golfo di Trieste nessuno ha preso in considerazione il rischio nucleare. Cosa capiterebbe se, ad esempio, una nave gasiera dovesse entrare in collisione con una nave militare a propulsione nucleare?