La pesante intimidazione mafiosa ricevuta da Roberto Giurastante, presidente di Greenaction Transnational, il 6 aprile scorso (una testa di capretto mozzata davanti alla porta di casa), non è che l’ultima di una lunga serie di minacce ricevute dall’ambientalista.

Minacce, spesso e stranamente sottovalutate dagli organi inquirenti, che tracciano un quadro estremamente preoccupante su questo nordest italiano, terra di confine dove all’ombra delle coperture istituzionali si sono potuti svolgere traffici illeciti di ogni genere.

Traffici contrastati da pochi ambientalisti, tra i quali Giurastante, in una durissima battaglia pluriennale a difesa della legalità condotta – tra le censure dei media e una fin troppo generalizzata connivente indifferenza – in un silenzio assordante.

E, per difendere quegli ideali di legalità che dovrebbero appartenere a tutti, lo sparuto gruppo di ambientalisti ha dovuto subire gravi conseguenze. Cacciati dalla propria stessa associazione (Amici della Terra), sottoposti ad una pesante aggressione giudiziaria, denigrati pubblicamente, irrisi e minacciati.

Fin dal marzo del 2005, di fronte ad una preoccupante e crescente ostilità ambientale, i componenti dell’associazione impegnati nelle delicate inchieste sugli illeciti del sistema di potere locale erano stati segnalati alle autorità competenti (doc.1) per le misure del caso. Ma dalle istituzioni non vi fu alcuna risposta. E intanto la campagna intimidatoria contro gli ambientalisti prese corpo. Attacchi al sito internet, intimidazioni e minacce dirette fino a quelle di morte anche in luoghi pubblici.

Ma pure di fronte a questa situazione, certamente poco tranquillizzante, le istituzioni continuarono ad essere assenti.

Minacce di morte nei confronti di Roberto Giurastante sulle pareti di un centro commerciale a Trieste.

L’autorità giudiziaria archiviò rapidamente (tre mesi) le indagini sulle minacce di morte scritte in luoghi pubblici contro Giurastante. Secondo la Procura della Repubblica di Trieste (doc.2 richiesta archiviazione) infatti “L’espressione denunciata appariva inidonea sia all’ingiuria che all’offesa”. A nulla valse l’opposizione presentata (doc.3) in cui venivano ulteriormente messi in evidenza i pericoli a cui veniva esposto l’ambientalista. Secondo il GIP (doc.5) infatti era “del tutto vaga ed indeterminata la cerchia dei potenziali autori dello scritto, anche in considerazione dell’attività pubblica della p.o., che espone il Giurastante ad inimicizie diffuse”.

Un’insofferenza quindi, nemmeno troppo celata, da parte dell’autorità giudiziaria nei confronti degli ambientalisti “rompiscatole”, sottoposti anche ad un vero tour de force giudiziario con 14 procedimenti penali avviati dalla Procura della Repubblica di Trieste contro di loro tra il 2000 e il 2009.

Gli ambientalisti così abbandonati a loro stessi non potevano che essere oggetto di nuovi e più pesanti attacchi (d’altronde era facilmente immaginabile che questo sarebbe accaduto) come quello subito negli ultimi giorni. E il silenzio delle istituzioni e della politica anche in questa angosciante situazione pesa come un macigno.