BOCCIATO L’AMPLIAMENTO DELLO STABILIMENTO CHIMICO ALDER NEL PORTO DI TRIESTE
Con delibera del 9 settembre 2011 la giunta regionale ha dato, al termine della procedura di V.I.A. (Valutazione Impatto Ambientale), parere negativo al progetto di ampliamento dello stabilimento chimico ALDER nel canale navigabile di Zaule nel porto di Trieste. Si tratta di un importante risultato a favore dell’ambiente e della salute pubblica ottenuto grazie alla rilevante azione avviata da Greenaction Transnational per il rispetto della Direttiva Seveso sulla sicurezza degli impianti industriali.
La Alder produce formaldeide che viene stoccata in sei depositi fuori terra (342 tonnellate di capacità), e svolge attività di deposito per altri prodotti chimici altamente infiammabili (metanolo, acetato di etile, aromatici) che vengono immagazzinati in 8 depositi fuori terra (9690 tonnellate di metanolo). I prodotti chimici vengono trasportati allo stabilimento sia via mare (la ALDER sorge sul canale navigabile di Zaule ed ha un proprio pontile attrezzato per l’attracco delle navi cisterna), che via terra (autocisterne). La ALDER è uno dei sette stabilimenti a rischio di incidente rilevante insediati nell’area portuale di Trieste ed è ubicata di fronte all’area destinata alla realizzazione del terminale di rigassificazione della spagnola Gas Natural – Fenosa, a circa 1500 metri di distanza.
Nell’agosto del 2010 la ALDER presentava alla Regione Friuli Venezia Giulia lo Studio di impatto ambientale per l’ampliamento della capacità produttiva mediante la realizzazione di una nuova linea di formaldeide (FOR4), di una nuova linea di produzione di paraformaldeide (PAR2), e di un nuovo serbatoio di stoccaggio da 4.460 metri cubi ed opere accessorie. Il progetto veniva quindi sottoposto alla procedura di V.I.A. con la partecipazione delle amministrazioni interessate (Comuni, Direzioni regionali competenti, ARPA, Provincia, Azienda Sanitaria, Vigili del Fuoco, Autorità Portuale). Greenaction Transnational partecipava alla procedura (unica associazione) di V.I.A. presentando le proprie osservazioni in opposizione contestando fin dall’inizio la pericolosità dell’impianto esistente e quindi l’impossibilità di ulteriori ampliamenti. Veniva inoltre evidenziato che era in corso un procedimento di infrazione da parte della Commissione Europea sulla violazione della Legge Seveso (petizione 0483/2007) nella provincia di Trieste a seguito di denuncia dell’associazione, e che questo procedimento riguardava tutti gli impianti industriali a rischio tra cui anche quello della Alder. Greenaction inoltre allegava alle osservazioni la relazione della DIGOS (anche in questo caso le indagini erano state avviate a seguito di denuncia dell’associazione) sulla mancata attuazione delle norme di sicurezza previste dalla Direttiva Seveso nella provincia di Trieste. Nella relazione della DIGOS risultava che i piani di sicurezza di alcuni stabilimenti industriali insediati in ambito portuale erano stati alterati (con coperture ad ogni livello) minimizzando il rischio per consentire la presentazione di nuovi progetti di impianti industriali (il principale era il rigassificatore della spagnola Gas Natural), altrimenti impossibile. Greenaction chiedeva inoltre che nella procedura venisse coinvolta la Slovenia (V.I.A. transfrontaliera) avendo il progetto evidenti ricadute sul Paese confinante.
La Regione chiedeva quindi integrazioni alla società che arrivavano nel marzo del 2011. Nel frattempo le amministrazioni pubbliche coinvolte nella procedura avevano dato i loro pareri. A favore del progetto il Comune di Trieste. Non si esprimevano: il Comune di San Dorligo della Valle-Dolina, il Comune di Muggia, la Provincia di Trieste, l’Azienda Sanitaria, la Direzione Pianificazione Territoriale della Regione, la Direzione Centrale Ambiente, l’ARPA, la Direzione Regionale dei Vigili del Fuoco, la Direzione Provinciale dei Vigili del Fuoco. Nella seconda fase della procedura (integrazioni) veniva coinvolta anche l’Autorità Portuale. Dopo avere valutato le integrazioni prodotte dalla ALDER le amministrazioni pubbliche si esprimevano nuovamente sul progetto. A favore il Comune di Trieste (che riconfermava il parere già espresso), il Comune di Muggia (con prescrizioni), e l’Azienda Sanitaria. La Provincia di Trieste chiedeva ulteriori integrazioni. Davano parere con prescrizioni anche l’ARPA, e la Direzione Ambiente (tutela inquinamento acque) della Regione. Non davano risposta (e quindi parere): il Comune di San Dorligo della Valle, la Direzione Ambiente (siti inquinati) della Regione, la Direzione Regionale dei Vigili del Fuoco, la Direzione Provinciale dei Vigili del Fuoco, l’Autorità Portuale. Il Ministero dell’Ambiente interpellato sulla necessità di avviare la procedura di V.I.A. transfrontaliera rispondeva che non vi erano i presupposti in quanto qualsiasi incidente sarebbe rimasto confinato entro i confini nazionali (si evidenzia che lo stabilimento ALDER si trova a non più di 3 km dal confine con la Slovenia e che nello studio di sicurezza è stato escluso l’effetto domino che estenderebbe le conseguenze degli incidenti agli stabilimenti adiacenti tra cui il terminal petroli…). Al termine della consultazione la Commissione Tecnica di V.I.A. regionale esprimeva quindi parere contrario al progetto mettendo in evidenza, oltre all’impatto ambientale, la fondatezza delle contestazioni di Greenaction Transnational sul rischio di incidenti e sulle carenze delle misure di sicurezza per l’impianto già in funzione, mancando anche qualsiasi studio sull’effetto domino.
Questa sonora bocciatura è importante anche per gli sviluppi futuri. Innanzitutto non si può fare a meno di evidenziare che questo risultato è il frutto di una rilevante campagna sulla violazione della Direttiva Seveso che ha portato Greenaction Transnational ad ottenere gli interventi del Parlamento Europeo e della Commissione Europea sul caso Trieste. E il procedimento di infrazione conseguente ha rappresentato e rappresenta il più grande ostacolo per la realizzazione di nuovi impianti a rischio quali il rigassificatore della Gas Natural. Non va dimenticato poi che questo – come altri risultati di eccellenza ottenuti da Greenaction – è stato conseguito nonostante l’isolamento in cui l’associazione si è venuta a trovare per condurre queste importanti battaglie a difesa dei diritti della collettività. Oltre alla forte censura mediatica l’associazione è sottoposta ad una vera campagna di aggressione giudiziaria e a intimidazioni di ogni tipo. L’obiettivo è quello di eliminare l’unico movimento ambientalista che a Trieste ha saputo opporsi con le armi della legalità ad un sistema di illegalità istituzionalizzato. La pericolosità di questa azione non può quindi essere sottovalutata. L’omertà del sistema è ben rappresentata da questo stesso procedimento di V.I.A. nel quale solo Greenaction Transnational si è opposta. Il comportamento delle autorità pubbliche a tal proposito è illuminante: “impossibili” pareri favorevoli, assensi nascosti dietro a “impossibili” prescrizioni, “impossibili” silenzi (vedi Vigili del Fuoco…)… Tutto nel disinteresse garantito dagli organi di informazione, il cosiddetto “quarto potere” a garanzia dei poteri forti e deviati.