Un terrapieno-discarica a mare di diossine ed altri veleni realizzato nella Zona Industriale di Trieste sarebbe stato usato anche per sbarazzarsi di residui cimiteriali delle esumazioni di cittadini senza famiglia o poveri senza tomba propria: l’organizzazione ambientalista e per i diritti umani Greenaction Transnational chiede immediati accertamenti e bonifica.

La Valle delle Noghere, sul confine tra Italia e Slovenia che si affaccia all’Adriatico, è il tratto terminale del corso del fiume carsico Ospo-Osp, che qui sfocia nel Golfo di Trieste.

Tra gli anni ‘60 ed ‘80 la valle è stata inclusa nella Zona Industriale di Trieste e ridotta da riserva agricola ed ambientale di pregio a gigantesca discarica di cosiddetti inerti e di rifiuti tossico-nocivi, d’intesa tra autorità locali e “cartelli” di imprese: il cosiddetto “Sistema Trieste”, che ha ormai trasformato buona parte della costa in un S.I.N. – Sito Inquinato Nazionale, ora da bonificare con costi e tempi adeguati.

Dal 1987-88 e sino agli anni ‘90 la discarica venne ulteriormente ampliata sul fronte mare, realizzandovi un terrapieno utilizzato anche per attività sportive, nautiche e balneari.

E proprio qui si sarebbero concentrate l’attività di discarica illegale più tossica e quella più oltraggiosa.

La prima è, secondo documenti ufficiali, quella delle scorie dell’inceneritore comunale di Trieste, cioè un concentrato di diossine ed altre sostanze tossiche e cancerogene, con grave rischio per le persone e l’ambiente terrestre e marino.

La seconda sarebbe stata, secondo un ex appaltatore, quella di residui delle esumazioni periodiche dei cimiteri comunali, cioè uno sfasciume di bare e dei resti ossei di cittadini senza famiglia o meno abbienti e privi di una tomba di proprietà, che dovrebbero essere deposti negli ossari di legge.

Questo terrapieno a mare non nasconderebbe quindi “soltanto” un concentrato velenoso essudante, come quelli non lontani e già denunciati di Barcola (Trieste) e della società “Acquario” (Muggia), ma anche una breve, lugubre “costa dei morti” gettati tra i rifiuti all’insaputa dei loro cari.

Greenaction Transnational chiede quindi alle Autorità competenti l’accertamento immediato ed approfondito di ambedue le circostanze e delle relative responsabilità e violazioni di legge, affinché si possa procedere quanto prima alla caratterizzazione, messa in sicurezza e bonifica anche di quest’area.