PIANI REGOLATORI ILLEGITTIMI PER DISTRUGGERE L’UNICO PORTO INTERNAZIONALE AL MONDO

L’azione delle autorità italiane per sopprimere il regime di Porto Franco nel settore Nord del porto franco internazionale di Trieste e tentare così di cancellare l’unico Porto Internazionale al mondo prosegue senza sosta.

Recentemente il sottosegretario agli esteri Marta Dassù, ha ribadito che per l’Italia il discorso è chiuso: il porto di Trieste sarebbe sotto completa sovranità italiana, non avrebbe lo status di porto franco internazionale, ed al suo interno varrebbero le leggi italiane.

Tutto risolto quindi? Decisamente no, anzi…

Le autorità italiane stanno continuando a simulare la sovranità cessata nel 1947 sulla base di assunti politici, non legali. Perché il Trattato di Pace tuttora in vigore, recepito nell’ordinamento italiano, stabilisce che Trieste sia la capitale di uno Stato indipendente, il Territorio Libero e che il porto di Trieste sia un suo ente di Stato: l’unico Porto Franco internazionale al mondo. 

Ed infatti il sottosegretario Dassù di fronte alla richiesta di spostare i punti franchi del Porto Franco Nord ha spiegato che devono si essere rispettati i dettami dell’Allegato VIII del Trattato di pace, ma “interpretandolo”. Secondo i politici il Trattato di Pace consentirebbe di spostare le zone franche del porto di Trieste al di fuori del perimetro portuale.

Decisamente una interpretazione“dinamica” quella che prevederebbe appunto la soppressione dei punti franchi esistenti nel Porto Nord (detto Porto Vecchio) ed il loro trasferimento in zone non portuali peraltro ancora da individuare ma indicativamente sull’altopiano carsico. In questo modo si vorrebbe urbanizzare l’intero settore settentrionale del Porto Franco internazionale di Trieste con l’avvio di una mega speculazione edilizia da almeno 1,5 miliardi di Euro fortemente sostenuta dagli amministratori pubblici locali.

Sembrerebbe tutto logico nella lucida pianificazione per la distruzione definitiva di Trieste eseguita dallo Stato Italiano.

La parte meridionale dello scalo triestino verrebbe  dedicata al traffico combustibili affiancando all’esistente terminal petroli un terminale di rigassificazione. La parte settentrionale del porto verrebbe dismessa e urbanizzata.

In sintesi questo è il programma italiano per l’attuale Territorio Libero di Trieste. Un programma per eliminare una volta per tutte l’unico Porto Franco internazionale mondo, pericoloso concorrente dei porti del Bel Paese. Naturalmente tutto in violazione del Trattato di Pace visto che l’Italia, come detto, non ha su Trieste alcuna sovranità.

Per scardinare le difese che il diritto internazionale assicura allo scalo triestino le autorità italiane cercano di mettere tutti (come al solito) di fronte al fatto compiuto. Ecco così che dopo avere dato in concessione l’area indisponibile del Porto Franco Nord per permetterne l’urbanizzazione, trovando forti opposizioni da parte degli stessi cittadini di Trieste che ora cominciano a mobilitarsi, l’autorità portuale in sinergia con il Comune di Trieste sta cercando di procedere ad un’urbanizzazione occulta.

L’8 settembre 2011 l’Autorità Portuale ha autorizzato la realizzazione di una parte del nuovo sistema di depurazione fognario comunale all’interno del Porto Franco Nord. Il Comune di Trieste ha inserito poi nel proprio Piano del Traffico in corso di approvazione l’intero Porto Franco Nord facendovi passare la propria viabilità e pur essendo il Piano Regolatore Portuale nullo.

Nullo perché le autorità italiane non possono disporre di un ente di un altro Stato, che da Trattato di Pace dovrebbe essere gestito da una commissione internazionale di rappresentanti di Stati, non certo dal comune di Trieste. Inoltre, se per assurdo le autorità italiane avessero cil pieno controllo di Trieste e del sui porto, tutti i progetti urbanistici all’interno del porto avrebbero dovuto essere autorizzati nel rispetto delle norme comunitarie. A partire dal Piano Regolatore Portuale che invece è stato approvato in violazione delle procedure di VIA-VAS. Ma così non è stato…

Un  pasticcio tremendo e non facilmente risolvibile. Perché Greenaction ha provveduto a denunciare quanto sta accadendo alla stessa Commissione Europea, la quale peraltro ha già  dichiarato di non potere sottrarsi agli obblighi internazionali che gravano su Trieste… Ed ora lo stesso Parlamento Europeo comincia a chiedere chiarimenti sulla “questione Trieste” nascosta per decenni ai cittadini europei.

Per capire meglio l’attuale situazione del porto di Trieste e le prospettive future, mettiamo di seguito a disposizione la denuncia inviata recentemente da Greenaction alle Autorità Italiane. La denuncia riguarda la nullità degli strumenti urbanistici in vigore in quanto adottati in violazione sia del diritto internazionale vigente a Trieste, che di quello comunitario. Nullità assoluta che rende irrealizzabili tutti i progetti presentati (compreso il rigassificatore di Zaule) ed approvati illegittimamente dalle amministrazioni pubbliche italiane.