UNA GROTTA INQUINATA OGNI 1,65 CHILOMETRI QUADRATI

Il Carso si trova a pagare un pesante tributo al disastro ambientale con cui negli ultimi decenni è stata devastata la piccola provincia di Trieste. Oltre alle tante ancora occultate discariche in superficie il lascito delle ecomafie, che in questo lembo dell’estremo nord est italiano hanno operato con forti coperture istituzionali, ha compromesso pesantemente l’ambiente ipogeo con le sue stupende grotte.

Centoventotto (128) cavità carsiche risultano inquinate in quella che con i suoi 212 chilometri quadrati è la più piccola provincia italiana.

Un rapporto impressionante: 1 grotta inquinata ogni 1,65 chilometri quadrati.

Un vero record mondiale.

Le grotte sul Carso sono state utilizzate come comode discariche da quel vasto sistema di illegalità che ha agito impunito per decenni utilizzando Trieste come crocevia di ogni traffico illecito. Tra i rifiuti che sono stati fatti sparire nelle viscere della terra si annoverano, fanghi industriali, esplosivi, idrocarburi. E vista la presenza nella provincia di Trieste di misteriose società (sotto controllo dei “servizi speciali” di stato?) che negli anni ‘80 e ‘90 gestivano anche i rifiuti radioattivi non si può escludere che alcune cavità carsiche siano state impiegate per questi scopi.

Alcune grotte erano già utilizzate dagli anni ‘60 come discariche per olii esausti, nafte, idrocarburi. A seguito dell’attentato dell’organizzazione terroristica “Settembre Nero” alle cisterne dell’oleodotto transalpino nel 1972, in certe grotte vennero scaricati i residui tossici del petrolio fuoriuscito dalle cisterne e parte dei terreni contaminati. Queste operazioni avvenivano normalmente  con l’avallo delle amministrazioni pubbliche e per le operazioni più delicate, come accaduto in altre grandi discariche realizzate a Trieste, con scorta delle forze dell’ordine.

Le dimensioni del disastro ambientale di Trieste sono tuttora sottovalutate come il ruolo  che lo Stato italiano ha avuto in questa vicenda. In un certo periodo storico (quello della cortina di ferro) quando il Friuli Venezia Giulia rappresentava il confine della NATO con i paesi del Patto di Varsavia (la Jugoslavia anche se non allineata veniva considerata come avversario) portare il proprio inquinamento oltre confine era un modo per condurre una guerra non dichiarata. E’ in questo brodo di coltura che a Trieste si è sviluppato  lo speciale rapporto tra istituzioni e società particolari per la gestione dello smaltimento illecito dei rifiuti.

Ragione di Stato contro i diritti dell’ambiente e della salute pubblica quindi, ma ora chi ne pagherà le conseguenze?

 

SCARICA IL CENSIMENTO DELLE GROTTE inquinate della provincia di Trieste .

Foto sopra: lago di nafta in una grotta carsica utilizzata come discarica.